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INTERVENTO
DELL'ON. MINISTRO PIERO FASSINO IN OCCASIONE DELL'INCONTRO GIUBILARE DEL
PONTEFICE S.S. GIOVANNI PAOLO II CON IL MONDO PENITENZIARIO
Roma,
Casa circondariale maschile "Regina Coeli" Le siamo
particolarmente grati, Santo Padre, per aver voluto celebrare in un istituto di
pena italiano la Giornata del Giubileo nelle carceri. Una scelta
tanto più significativa perché con la Sua presenza vicino a chi vive
quotidianamente la sofferenza e la pena della costrizione, Ella sollecita le
donne e gli uomini del mondo intero a riflettere e interrogarsi sul carcere,
sulla sua funzione nella società di oggi, sul delicato equilibrio tra
espiazione della pena e tutela della personalità umana. Le siamo tanto
più grati perché del carcere in genere non si parla volentieri. Anzi, diciamo
pure che tende ad essere "rimosso": sia da chi considerandolo tema
sgradevole preferisce dedicarsi ad altro; sia da chi - e purtroppo non sono
pochi - ritiene che il carcere, proprio in quanto luogo di pena, debba essere
tanto più afflittivo, umiliante e, quindi, "dimenticato". La civiltà di
un paese, invece, si misura anche dal grado di civiltà e dignità del suo
sistema carcerario. Giustamente
Ella ha voluto, nel Suo messaggio di qualche giorno fa, sottolineare che
"chi si trova nella detenzione non deve vivere come se il tempo del carcere
gli fosse irrimediabilmente sottratto". E ancora ha voluto richiamare alla
necessità di non "ridurre la misura detentiva a mera ritorsione sociale,
rendendola soltanto odiosa". E ha sollecitato con forza ad "adoperarsi
per creare occasioni di riscatto per ogni situazione personale e sociale, anche
se apparentemente pregiudicata". Richiami forti
alla responsabilità che ciascuno di noi ha e deve avere nei confronti
dell'altro, tanto più quando esso è debole, emarginato ed esposto alla caduta. Sono gli stessi
valori e principi che si ritrovano nella Costituzione italiana, che
esplicitamente affida al carcere una duplice finalità: assicurare l'effettiva
espiazione della pena per chi con il suo comportamento ha leso i diritti della
persona o della comunità; ma, al tempo stesso, offrire a chi ha errato
l'opportunità di un percorso di reinserimento che consenta, espiata la pena, di
riacquisire una vita normale. Abbiamo
ascoltato, Santità, l’alto messaggio morale rivolto ai Governanti di tutto il
mondo per un atto di clemenza nell’anno del Giubileo. Lo Stato
italiano non ha, né vuole avere, spirito di vendetta verso chi ha errato. Allo
Stato i cittadini chiedono di garantire giustizia: rispetto delle vittime la cui
sofferenza non può essere mai dimenticata e, al tempo stesso, opportunità di
riscatto e redenzione per chi ha sbagliato. E ciò richiede
che al mondo del carcere si dedichino risorse adeguate: a porre rimedio alla
fatiscenza edilizia degli istituti di pena; a rafforzare la quantità e la
qualità del personale dedito al carcere; a promuovere attività che consentano
di fare della detenzione anche un tempo di lavoro, di formazione, di recupero; a
offrire opportunità di cura a chi è afflitto dalla tossicodipendenza o
dall’AIDS; a favorire forme di pena alternative capaci di offrire maggiori
possibilità di reinserimento; a salvare un minore dal rischio di essere
risucchiato nella spirale dell’illegalità. In questa
direzione si è mosso il Governo italiano con le misure assunte in queste
settimane, puntando a dare una risposta al disagio di chi nel carcere vive senza
contraddire le esigenze della legalità. Provvedimenti
che intervenendo sulle cause strutturali del disagio, possano, a questo punto,
anche consentire al Parlamento, depositario della scelta, di valutare con
spirito aperto e maggiore serenità l’alta sollecitazione verso atti di
clemenza capaci di non contrapporre le ragioni dell’umanità della pena al
bisogno di sicurezza e di giustizia dei cittadini. Con questi
sentimenti ancora una volta La ringrazio per la presenza qui tra di noi che ci
sollecita ulteriormente ad onorare, al meglio delle nostre capacità, i compiti
istituzionali che ci sono affidati. Un
ringraziamento che Le rivolgo anche a nome delle donne e degli uomini
appartenenti al Corpo della Polizia Penitenziaria e di tutti coloro che prestano
la loro attività nel carcere che, con alto senso del dovere e spirito di
dedizione, ogni giorno qui e in tanti altri istituti operano perché il rispetto
della legge e la sicurezza dei cittadini non siano mai disgiunti
dall’affermazione della dignità della persona. E, infine,
interprete dei sentimenti dei detenuti qui presenti e idealmente di quelli di
tutta Italia, desidero ancora una volta ringraziarLa per questa straordinaria
manifestazione di carità, solidarietà e fratellanza che consente a chi oggi è
afflitto dalla pena della costrizione di non smarrire la speranza in una nuova
vita.
SappeCalabria -
Segretario Regionale:
Damiano Bellucci - Tel. 339 1018141
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